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IL BAGNO ATTRAVERSO I SECOLI: LE SOCIEVOLI LATRINE ROMANE

 

C’è stato ad esempio, un periodo, poco meno di due millenni fa, nel quale l’atto di andare in bagno costituiva una delle più frequenti occasioni di socializzazione.

Certamente questa concezione romana del bagno farebbe quantomeno ribrezzo nella società attuale, dove il massimo della socializzazione, quando pensiamo ai bagni pubblici, sono le lunghe code che spesso si formano davanti alle porte dei bagni delle donne, gli orinatoi maschili, dove pure si cerca di superare un certo disagio mettendosi ad osservare attentamente il muro davanti a sé o fischiettando o canticchiando per nascondere l’imbarazzo.

Nella Roma imperiale, al contrario, non c’erano né il pudore, né la necessità di riservatezza odierne, per cui bagni e gabinetti erano vissuti anche come luoghi di scambio sociale e culturale e mercantile.

Nel III secolo dopo Cristo, i bagni domestici erano un lusso per pochi: solo i Patrizi, proprietari di domus, potevano permettersi di avere le tubature dell’acqua in casa e quindi godere di una toilette personale.

Per ovviare a questa mancanza, tutti avevano accesso a latrine pubbliche a pagamento, costituite da banconi di marmo o pietra nei quali erano stati praticati dei fori, dotate di acqua corrente in perenne scorrimento e collocate di solito sotto un portico per un riparo dalla pioggia, ma comunque molto arieggiate per evitare i cattivi odori.

Ma, differentemente dai nostri bagni pubblici, le latrine romane erano ambienti condivisi con altre persone, oggi diremmo open-space, a volte anche con cento posti a sedere… altro che privacy ed intimità!

Gli avventori vi si sedevano gomito a gomito, coperti nelle parti intime solo dalle tuniche e… quale occasione migliore per conversare e socializzare?

Un’ultima curiosità: pare che qualcuno ci passasse molto tempo della sua giornata al solo scopo di cercare un invito a cena da avventori più ricchi… Potremmo pensare ad un modo più profittevole di passare il tempo?

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